Un'altra dimensione
Dal freddo dell'alba di un giorno diverso
provo nel buio a trovare me stesso
sbuffo una paglia e se la porta il vento
si mischia dentro al cielo che è terso.
Un po' mi detesto
sarei dovuto andare a letto presto
ma mi rifugio in un testo
con la para che fa da riflesso
mi chiudo in casa e non esco.
Cerco di difendermi da sti fantasmi che
provano a prendermi e vorrebbero mi fermassi se
allenti il passo ti raggiungono i rimpianti
e al primo respiro affannato ti malmenano gli sbagli ma...
Strano a pensarci, gli uomini guardano agli astri, meno ai propri passi falsi
cercano privacy ma sopra i palchi, ridono e sparlan alle spalle degli altri
tanto connessi e altrettanto distanti, fra le vite vuote a campare d'istanti
lego diversi a volte combacianti, sangue al cervello che scoppia epistassi
Non recrimino niente, sbagli, la persona la fanno i dettagli
il tempo che scorre è un giornale e gli attimi sono ritagli, se li riattacchi non quagli
sono fra i bersagli ma mi difendo coi pugni, coi calci,
coi graffi e coi tagli anniento i bavagli, coi denti scuoio serpenti a sonagli.
Imprimo gli stanti finché mi rimangi tutti quei passaggi in mezzo agli ammaraggi
ma il senno e i disagi si paran d'avanti faccio l'autostop ma non trovo passaggi
agile a scappare dai "saggi" che cercan sapere ma nei personaggi,
io cerco esperienze anche dentro ai miei viaggi mentali e ne colgo in ognuno i messaggi, E-
E ora, che non posso cambiare il passato rimane solo un'opzione
sola, migliorare il futuro e sperare che serva a qualcuno
e mi consola, che alla fine la morte è uguale per tutti e peggiora per chi
non ha, che lanciato che merda e ora boomerang e si ci affoga.
Sai com'è: vieni insieme a me anche se non sai come
facciamo un giro in un'altra dimensione
la notte è illuminata dal sole, e la terra si muove solo se mossa dalla propria ambizione.
Per tutti gli sguardi e gli schiaffi, i messaggi, gli abbracci non dati e gli istanti persi tra le parole,
puoi cambiare tutto se capisci dove,
dov'è, dov'è, dov'è.
Parlare di sé non è facile (e a volte)
le orecchie diventano pagine (spoglie)
di colpo si tingon di lacrime (gonfie)
se dentro c'hai un vuoto incolmabile (scioglie)
i nodi alla gola di una vita al margine
fatta di sagome ed anime spoglie
in para perché psicolabile
urlare grida afone a toglier le voglie.
Ho perso davvero la strada più volte, sono stato solo e solo ho camminato
col cielo in silenzio avverso alle rotte a stringer confini di filo spinato,
col fiato spezzato, cado, l'ennesimo baggy stracciato, pronto a ricordarmi
che quello che sono é fatto di ciò che ho vissuto, inseguito e di quello che è stato.
E non è facile stare all'argine,
come sagome fra le aquile,
cerco un cunicolo o un appiglio stabile, un ramo, un sostegno purché calpestabile,
goffo mi sporgo in una voragine, cado e sprofondo dritto nelle rapide.
Cerco il mio me stesso dentro a queste acque sporche
ma ho il destino che mi inghiotte, nero come questa notte,
ma la gara fra il più forte è solo contro la mia sorte
ne esco con le ossa rotte ad un passo dalla morte.
Sai com'è: vieni insieme a me anche se non sai come
facciamo un giro in un'altra dimensione
la notte è illuminata dal sole, e la terra si muove solo se mossa dalla propria ambizione.
Per tutti gli sguardi e gli schiaffi, i messaggi, gli abbracci non dati e gli istanti persi tra le parole,
puoi cambiare tutto se capisci dove,
dov'è, dov'è, dov'è.
Parlare di sé non è facile e a volte
mi affrango di essere instabile,
ma penso che sia inestimabile anche
ammettere di essere fragile.